Dal menarca alle scalmane. Storia della nostra amicizia.

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Scritto da: stefania

Oggi è il mio giorno [12 aprile ndr]. Domenica, il 17 aprile, sarà il suo.
Si ripete così da sempre e per un fatto molto semplice: la data di nascita non si cambia.
Le amicizie cambiano, invece. Con lo scorrere degli anni, soprattutto. Ma non è il nostro caso. E quando lo constatiamo, e ci guardiamo indietro, lo facciamo da una certa prospettiva. Di durata, senza dubbio. Di sostanza, ancor di più.

Sulla durata, giusto per non lasciare dubbi e dare qualche conferma: il titolo di questo pezzo è assolutamente cercato, per nulla casuale. Sulla sostanza, non basterebbero gli ultimi 4 libri della Ferrante “Storia della nostra amicizia” per narrare ciò che è stato. E, chi può dirlo, magari prima o poi, sotto mentite spoglie, potrei anche cimentarmi nell’avventura letteraria. Ma se sarà un fiume in piena… chi lo fermerà?

Perché ci sono momenti di rara lucidità dove ti sembra che tutto sia possibile e ti sopraggiungono folgorazioni inattese che ti mettono in moto. Non puoi star ferma, aspettare o tergiversare. Devi fare.
E così come è arrivato il titolo – a ciel sereno dopo pranzo – non c’è stato verso di amemoriesrginare il bollore di pensieri e parole. Ho dovuto prendere il tablet e scrivere. In macchina. Avevo circa venti minuti di tempo da lì al prossimo appuntamento e mi sono messa a battere freneticamente sullo schermo per fissare il tumulto che rivendicava aria. Ossigeno. Cavalchiamo quest’onda, mi sono detta, partiamo dal titolo… e vediamo cosa ne esce.
Le cronologie non mi sono mai piaciute, sanno di libro di storia e di cose da imparare a memoria. Di scuola vecchio stampo.

Qui la memoria che affiora è un’altra. Negli anni, un bel po’ per l’appunto, ne abbiamo viste tante, passate tante, ci siamo divertite tanto… Ce ne siamo fatti tanti… di caffè e di spritz!… che davvero non ve li posso raccontare tutti. Ammesso che li ricordi. I miei. E i suoi?

spritz

Ma la memoria riporta pure altro, e non è sempre un piacere sentirne il soffio dietro la nuca. Sono state anche incomprensioni, delusioni, botte allo stomaco e qualche sgambetto. Ora me ne viene in mente uno, fastidioso, parecchio fastidioso… nonostante di ormai vecchia data.

Girava così. A me piaceva lui (non faccio nomi perché, ora a differenza di 35 anni fa, i tali o i tal altri sono – spesso – accompagnati da mogli o affini. Comunque donne, e gelose. Oggi più di ieri). Insomma a me piaceva lui, chiamiamolo Pietro, giusto per dargli un nome, e lei – Monica – lo sapeva. In occasione di un’uscita di gruppo (gruppo parrocchietta della domenica, sedici-diciassettenni giusto per capirci) io faccio di tutto per avvicinarlo e camminare accanto a lui. Non chiedetemi dove fossimo diretti, oltre a non ricordarlo, non fregava niente a nessuno… si andava, a piedi, e si andava, bastava esser fuori casa. Comunque, fatto sta che lei – sempre Monica – me la combina sporca: si infila tra noi e me lo circuisce. Per carità, parlavano soltanto, più qualche risolino di compiacimento. Lei era già fidanzatissima con il Pado, che però era via a naja. Allora, quando la Patria chiamava, non c’era storia! Insomma, ho ben presente come si è giocata la carta della civetta, come ha saccheggiato i miei desideri di adolescente arrapata e adoperato le sue arti femminili per adescare il poveretto. E mentre loro passeggiavano in quella che io percepivo come l’intimità che anticipava chissà quali fatti e romanticherie, sempre io mi abbrutivo nell’indifferenza del gruppo e maledivo Monica per la cattiveria che mi stava propinando. Da lì in poi ho compreso quanto le donne possano essere stronze!

diarioComunque sia, la tragedia greca fu superata. E va da sé che accanto alle tragedie adolescenziali si sono schierate, negli anni, modeste commedie e qualche farsa di media intensità.
Ma, soprattutto – come è ovvio che sia, altrimenti non saremo ancora qui a parlarne – hanno regnato tanti, e proprio tanti, momenti di profonda intesa e amicizia sincera. Le basi su cui regge il nostro rapporto, ieri come oggi.
Numerose sono state le parole che ci hanno unite. Molte, davvero, e profonde. Ci sono stati periodi in cui non sembravano mai sufficienti. Avevamo da dirci tutto e di tutto. Nel tragitto casa scuola e ritorno, nel pomeriggio dopo aver studiato, la sera se capitava di vederci. E si scrivevano – a mano! – diari e quaderni. Che io conservo ancora. Gelosamente. Con le parole, il confronto, e il racconto di noi e delle nostre vite che crescevano, abbiamo costruito fondamenta profonde e robuste. Che oggi reggono anche qualche silenzio di troppo. Perché negli anni il quotidiano è progressivamente e inesorabilmente mutato. Università, lavoro, cambi di città, ritorni a casa, mariti, figli, relazioni che non decollano, nuovi amici, nuove amiche. I genitori che chiedono attenzioni, i figli che sono a loro volta adolescenti intrattabili. I figli che diventano uomini. I cicli della vita.

torta compleannojpgMi è chiaro che le rughe e i turbamenti di oggi non sono paragonabili alle ansie adolescenziali di ieri. Evidenti le differenze: troppa la consapevolezza maturata e l’esperienza che preme sulle spalle. La spavalderia dei sedici anni non si ripeterà. Nemmeno lo splendore dei venti, la disinvoltura dei trenta e l’ammiccante serenità dei quaranta. Gli anta che stanno arrivando sveleranno una dimensione tutta da interpretare. Ma hanno in sé tutto quello che è stato: spavalderia, splendore, disinvoltura, ammiccamenti e serenità. Ogni periodo ha la sua misura, il suo mood e il suo swing. Ma siamo noi a ballare e a suonare, se lo vogliamo. Noi, che ci allacciamo le scarpe e decidiamo di correre, se lo vogliamo. Noi che apriamo un blog perché amiamo scrivere e ci sentiamo giovani, dentro. E fuori! Noi, che organizziamo una bella festa di compleanno perché così ci piace fare, e perché tante ne abbiamo fatte. Ancora vite, ancora cicli.
Dal menarca alle scalmane. Sempre sul pezzo, sempre a volerci bene.