Fragoline di bosco. E non sai cosa ti perdi!

j

Scritto da: stefania

Fragoline di bosco. Un’immagine precisa e nitida nella mia mente. Una fotografia dai colori caldi e profumati. Raggi di sole che sfidano la penombra dell’ultimo prato che blandisce il bosco e colpiscono i piccoli frutti selvatici. Rossi. Giocosi. Prelibati!

Frangoline_2015

E torno indietro negli anni, torno bambina. L’avventura, allora, si ripeteva con costanza. E l’effetto era sempre garantito. Nel pacchetto c’erano: gita in montagna, passeggiata tra prati e boschi, scorpacciata di fragoline che, ai tempi, erano presenti in abbondanza, giochi di bambini e pic-nic all’aperto.
Genitori disponibili e sereni. Almeno così mi piace ricordare.
Mia madre, il giorno prima preparava tutto l’occorrente, e non erano panini imbottiti. Erano cotolette di pollo e verdura al forno. Pomodori freschi, fette di salame e formaggio di mucca. Acqua e vino per i grandi, chinotto e aranciata per tutti. Nemmeno il dolce mancava, in fin dei conti mio padre era pasticciere!
Insomma un pic-nic coi fiocchi da stendere su quei mitici tavolini che aperti consentivano anche il gioco dell’oca e della dama e chiusi erano una valigia rettangolare che conteneva fino a sei sgabelli pieghevoli. Il nostro kit era arancione. Non saprei dire le percentuali esatte, ma credo che almeno il 50% delle famiglie italiane ne possedesse uno. Di certo, chi l’aveva, lo sfoggiava con fierezza. Erano gli anni ’70 e si poteva andar orgogliosi anche di un tavolo da pic-nic da usare la domenica e durante qualche giorno di villeggiatura. Al lago, in montagna oppure al mare.

Foto famiglia

Noi andavamo solo in montagna. Lasciavamo il lago di Garda che, pur abitandoci mio padre odiava, e raggiungevamo le colline e la mezza montagna dell’alta val d’Illasi. In quei luoghi mio padre era nato e lì tornava appena poteva, portando con sé – ovviamente – tutta la famiglia.
Ho ricordi indelebili di quei giorni e di quelle scampagnate. Di mia nonna Luigia che, pure, veniva caricata in macchina e passava la giornata con noi tra prati e boschi, circondati da qualche mucca che pascolava e da grida di bambini che si rincorrevano tra gli alberi. Quegli stessi bambini che dopo pranzo, dopo il pic-nic per l’appunto, cercavano le meravigliose storie della nonna e cedevano a venti minti di sonno sdraiati sul grande plaid, all’ombra dei castagni tra cinguettio di uccelli e russare della nonna.

Nonna, mamma, Stefi

La settimana scorsa ho ripercorso tratti di quegli stessi luoghi. Zone al limite del bosco, colline verdi con l’erba da tagliare e piante di ciliegie prossime alla raccolta. I tempi sono mutati. Con me un giovane nipotino di tre anni e mezzo. Il figlio di mio fratello Nicola e di Alessandra. È lui ora il nuovo protagonista delle battute di caccia alle fragoline di bosco. Tocca a Isacco perpetrare la tradizione e rimanere estasiato dai frutti accesi di rosso vermiglio che annunciano l’estate. E raccoglierli, infilarli in bocca, gustarne la fragranza e la bontà, tutta esclusiva e irripetibile. Ma prima del gusto arriva l’olfatto. Il profumo di fragoline si spande a distanza.

Ti avvisa e allerta che ci sono, sono pronte, attendono mani sapienti e acquolina in bocca.

Chiamano mani di bimbo, dita leggere e sorrisi innocenti.
Che pacchia! Che delizia! Che meraviglia! Ne abbiamo trovate una distesa enorme. Tutte per noi, tutte pronte per essere colte.

Chi infilava direttamente in bocca, come me e Isacco. Chi raccoglieva per portare a casa e preparare il dessert della cena: mia mamma.
Tutti concentrati, tutti a capo chino a frugar nell’erba. Tutti tornati bambini al pari di Isacco.

Nonna ciao! Un abbraccio dai tuoi nipotini di ieri e di oggi.

Fragoline_2